Fra tutti gli alberi il più importante è l’olivo”

Lucio Giunio Moderato Columella

I sec. d.C.

La storia dell’olio e della sua estrazione hanno un’origine tanto antica quanto variegata.

Gli antichi Romani furono grandi esportatori dei saperi legati alla coltivazione dell’olio d’oliva e favorirono la sua diffusione in tutta la civiltà mediterranea al punto che l’olio divenne uno dei cardini dell’economia romana.

La storia del bacino del Mediterraneo è legata alla coltivazione dell’olio: i Romani lo consideravano infatti un “marcatore” per segnare la differenza fra paesi civili e terre barbare.

Rispetto a quello attuale, il mondo agricolo antico non ha avuto meno colture, ma è un fatto che sotto l’Impero romano si sviluppò una certa agricoltura specializzata.

L’olio veniva commercializzato all’interno dei contenitori di ceramica: le anfore, preziosità archeologiche veicolo della cultura mediterranea.

Nome di etimologia greca che significa: “che si porta da entrambi i lati”, l’anfora era un contenitore biansato, una sorta di vaso in argilla di forma variabile a seconda del contenuto da trasportare.

Nel caso dell’olio, considerato un prodotto di grande valore e con notevole peso, venivano adoperate anfore dal corpo largo e capiente, che variava di dimensioni in base anche alla zona di produzione.

Possiamo, dunque, comprendere l’importanza della produzione dell’olio di oliva nel mondo antico: in primis era la base indispensabile per l’alimentazione ma anche unguento per il corpo maschile: si pensi al largo uso che ne facevano gli atleti per mantenere la pelle elastica così come i legionari romani che usavano cospargersi sul corpo questa preziosa essenza per meglio sopportare il freddo.

La produzione di olio  rappresentò insomma per secoli una voce basilare dell’economia dell’Italia Meridionale, grazie soprattutto ai favori del clima che da millenni agevola la produzione di questo prezioso bene.