Sono sempre di più i consessi in cui ci si confronta sul concetto di “agricoltura sostenibile” per diminuire quel 21% di emissioni inquinanti generato dalle pra
tiche intensive e per aumentare la qualità delle produzioni e la sicurezza alimentare. Ma com’è possibile per un’impresa agricola passare dalle parole ai fatti?
Per spiegarlo bene ci siamo lasciati coinvolgere in una visita organizzata dall’azienda Val Paradiso di Naro, in provincia di Agrigento, in collaborazione con Biol Italia nell’ambito di “Frantoi aperti – Festa dell’Olio biologico”. Ad accoglierci ed a fornirci le informazioni utili al nostro scopo Massimo Carlino, socio ed amministratore di Val Paradiso:
«La nostra azienda è nata nel 1980 ed oggi coltiviamo ad uliveto oltre 100 ettari di terreni tra le campagne di Naro, Favara e Licata. Negli anni la produzione non è cresciuta solo in quantità ma soprattutto in qualità, grazie al percorso di riqualificazione e di innovazione che abbiam
o intrapreso per rendere l’attività sostenibile sul piano ambientale. Nell’arco degli ultimi 25 anni abbiamo messo in atto una “rivoluzione verde” che inizia dalla campagna con la fioritura degli ulivi e termina in frantoio con l’imbottigliamento. Le tecniche di coltivazione cui facciamo ricorso non prevedono l’utilizzo di alcun prodotto chimico: niente pesticidi e erbicidi, solo concimi organici, elementi naturali quali zolfo e rame, limitazione al minimo anche dei mezzi meccanici, con lo scarto delle potature che diventa biomassa. Ed è a proposito di energia che il nostro impegno “green” dimostra appieno la sua duplice valenza, a tutela dell’ambiente e a vantaggio del nostro profitto. Le fasi di trasformazione, di stoccaggio del prodotto in ambiente a temperatura controllata e di imbottigliamento sono altamente energivore. Per alleggerire questi costi negli anni abbiamo fatto ricorso a nuovi macchinari e dispositivi che, rispetto agli inizi del 2000, ci hanno permesso di abbattere di oltre il 20% i consumi. A questo abbiamo aggiunto il risparmio derivante dall’autoproduzione di energia elettrica: grazie ai 52 Kw di fotovoltaico ed ai 22 Kw del mini eolico ricaviamo su base annua tutta l’energia che serve in frantoio e raggiungiamo l’obiettivo del “saldo zero” nella produzione di CO2».
Ma se ancora tutto questo non bastasse a certificare la sostenibilità della Val Paradiso ecco che Massimo Carlino, in chiusura, si gioca la carta definitivamente vincente della circolarità:
«Poniamo grande attenzione agli scarti del processo di molitura. La famigerata “acqua di vegetazione”, nel rispetto di tutte le prescrizioni di legge, la utilizziamo come fertilizzante sfruttandone il carico di azoto. Dalla sansa, invece, tiriamo fuori il “nocciolino” e la sansa denocciolata. Con parte del primo autoproduciamo acqua calda che torna utile per usi aziendali, incluso il riscaldamento dei locali dell’opificio. La parte eccedente, invece, la cediamo a privati che risiedono nell’intorno del frantoio come biomassa, del tutto assimilabile al pellet di legno che però proviene dal Nord Europa. La sansa denocciolata, invece, viene trattata ed utilizzata per la produzione di biogas in idonei digestori, in provincia e fuori provincia. Tutto questo ci permette di chiudere il ciclo consapevoli di aver minimizzato gli effetti negativi della nostra produzione».
- Componente del Direttivo di Legambiente Sicilia e Responsabile Economia Circolare, dal 2015 al 2022 ha ricoperto la carica di Direttrice regionale.
- Membro dell’Assemblea Nazionale dei Delegati Legambiente.
- Vice-presidente del Circolo “Rabat” di Legambiente (Agrigento).